Si narra la storia della Repubblica di Cospaia, un microstato posto tra le attuali Umbria e Toscana esistito tra il 1441 ed il 1826.
Nata per un errore cartografico tra lo Stato Pontificio e la Repubblica Fiorentina, Cospaia resta nella storia un caso unico di repubblica anarchica, senza leggi se non quella della suprema “Perpetua et Firma Libertas”.
Per raccontare questa storia conclusa da quasi 200 anni, l’autore ha volutamente usato la fantasia, immaginando che la stagione di Cospaia non fosse terminata nel 1826 ma fosse continuata fino agli anni ’30.
In Italia vi era la dittatura fascista che rappresentava la perfetta antitesi del modello Cospaia: l’uomo forte al potere di una nazione contro un microstato in cui c’è libera convivenza tra le famiglie senza capo alcuno.
L’autore si immagina come l’agente “Mosca” dell’O.V.R.A., la polizia fascista, inviato presso la repubblica di Cospaia per raccogliere quante più informazioni, documenti e fotografie, al fine di compilare un protocollo che suggerisca il da farsi ai suoi superiori.

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